Storia Copiare
L’AC Perugia nasce nel 1905 dalla collaborazione tra la società ginnica Libertas e l’US “Braccio Fortebraccio”. A partire dal 1907, la squadra partecipa ai campionati sportivi universitari e ai tornei interregionali, con ottimi risultati in particolare nel 1911 e nel 1912 contro Anconitana e Spoleto. Nel 1912, poiché la società non ha ancora un vero e proprio campo sportivo e gli allenamenti si svolgono in Piazza d’Armi, l’odierna Piazza Partigiani, viene costituito il Comitato promotore per la costruzione di uno stadio perugino. Dopo la I guerra mondiale, i reduci decidono di formare un’unica società calcistica: la Società Sportiva Perugia. Nel 1922 Piazza d’Armi viene dotata di una tribuna in legno per gli spettatori; negli anni Venti il Perugia ha un’attività prevalentemente regionale, e i suoi giocatori più significativi sono Brugalossi e Cesare Della Torre. Nel 1930 la società riprende l’originaria denominazione di Associazione Calcio Perugia, e nella stagione 1931-32 arriva seconda nel girone C.
Nella stagione 1932-33 il Perugia raggiunge per la prima volta nella sua storia la Serie B, ma subito dopo la squadra della promozione viene smantellata e al termine della stagione 1934-35 il Perugia è retrocesso. Inizia un nuovo periodo nero fino alla costruzione del vecchio stadio Santa Giuliana nel 1937, e all’arrivo nel 1939 dell’allenatore ungherese Aleksandar Peics che in poche giornate porta la squadra in testa alla classifica, salvo poi cessare l’attività a causa della II guerra mondiale. Al termine della guerra, il Perugia gioca in ambito regionale fino al 1945-46, quando, con l’allenatore Mario Malatesta e l’attaccante Alberto Galassi, che in quella stagione segnò ben 35 reti, vince il campionato e ritorna in B. La squadra vi rimane per due sole stagioni, per poi retrocedere fino alla IV serie. Nel 1950 Lino Spagnoli fonda il “Grifo”, un vivaio giovanile dal quale la prima squadra attinge negli anni successivi. Dal 1953 al 1966 il Perugia si stabilizza in maniera definitiva in C, sfiorando la Serie B nella stagione 1954-55 la promozione in B.
La svolta e la prima promozione in Serie A
Il 1966-67 è una stagione cruciale con l’arrivo del Presidente Lino Spagnoli, importante imprenditore perugino, e con il ritorno in Serie B. La promozione, festeggiata dall’intera regione, segna una svolta per il Perugia allenato da Guido Mazzetti, che sente di poter lasciare un’impronta nel calcio nazionale. Fino al 1974 seguono stagioni di buon livello. La stagione1974-75 vede un totale rinnovamento: l’imprenditore pugliese Franco D’Attoma è il nuovo Presidente, con un nuovo staff tecnico e dirigenziale.
Parata al Santa Giuliana
Parata al Santa Giuliana
L’allenatore è Ilario Castagner, e sono nuovi anche molti giocatori, alcuni dei quali alla loro prima esperienza nel torneo cadetto. L’obiettivo del campionato è quello della salvezza, ma fin dalle prime partite la squadra rivela molto più delle aspettative: con un gioco moderno e convincente, il Perugia si mantiene nelle posizioni di testa fin dalle prime partite, e dopo dodici giornate è in vetta alla classifica con una sola sconfitta. Alla fine della stagione, il Perugia è promosso in Serie A con tre punti di vantaggio sul Como e quattro sul Verona.
Renato Curi
Tra i protagonisti della promozione in Serie A emerge Renato Curi, proveniente dal Como e scoperto da Ilario Castagner. Insieme a Vannini diventa il motore del centrocampo di una squadra in costante crescita, in grado di raggiungere posizioni di classifica medio-alte, e di battere squadre come la Juventus e il Torino. Il 16 maggio 1976 è proprio una rete di Curi a decidere la vittoria del Perugia sulla Juventus per 1-0); celeberrima, tra l’altro, la radiocronaca di Sandro Ciotti: «il Perugia è passato in vantaggio, rete di Curi su cross da destra di Novellino niente da fare per Zoff…». Il campionato 1977-1978 promette bene: dopo cinque giornate il Perugia è primo in classifica. Il sesto turno di campionato del 30 ottobre 1977 prevede la partita più importante, contro la Juventus. Curi, reduce da un infortunio, ha recuperato appena in tempo per essere della partita. Dopo un primo tempo combattuto da entrambe le parti, al 5’ del secondo tempo Renato Curi si accascia improvvisamente a terra e muore poco dopo, stroncato da un arresto cardiaco, ad appena 24 anni. Ancora oggi lo stadio di Perugia è intitolato alla sua memoria.
L’imbattibilità del 1978-79
Formazione 1978-79
Nelle prime tre stagioni in Serie A, con D’Attoma Presidente e Silvano Ramaccioni dirigente, i giornali cominciano a parlare di “Perugia dei miracoli”.
Nella stagione 1978-79, il Perugia è la prima squadra a completare il campionato di Serie A senza perdere una partita e restando in lotta fino alle ultime giornate per la conquista dello scudetto. La squadra di Ilario Castagner propone un gioco d’avanguardia, e con 19 pareggi su 30 partite si piazza seconda a soli 3 punti dal Milan, e raggiunge la miglior posizione di sempre in Serie A.
Gara emblematica della stagione è stata quella del 4 febbraio 1979 al Renato Curi contro l’Inter, terminata 2-2. Al termine del primo tempo la squadra di casa era sotto di due reti e indebolita dagli infortuni, ma è riuscita a recuperare sugli avversari guadagnando il pareggio.
Il Perugia 1978-79 aveva una rosa così composta:
Portieri: Marcello Grassi; Nello Malizia.
Difensori: Michele Nappi; Antonio Ceccarini (il Tigre); Pierluigi Frosio (capitano); Mauro Della Martira; Luciano Zecchini.
Centrocampisti: Paolo Dal Fiume; Cesare Butti; Franco Vannini (la torre e soprattutto la mente di quel Perugia); Salvatore Bagni; Giorgio Redeghieri; Mario Goretti.
Attaccanti: Gianfranco Casarsa; Walter Speggiorin; Marco Cacciatori.
Allenatore: Ilario Castagner.
1980-1985: la squalifica e il declino
Nel successivo campionato 1979-80, nonostante il Perugia si sia assicurato l’astro nascente del calcio italiano Paolo Rossi, la squadra non riesce a ripetere il miracolo della precedente stagione, e anzi arriva inaspettatamente una svolta negativa. Il 1 marzo 1980 scoppia lo scandalo del calcio italiano che travolgerà lo stesso Paolo Rossi e indirettamente le sorti del Perugia, che termina il campionato solo in decima posizione. Oltre a Paolo Rossi, vengono squalificati anche Mauro Della Martira e Luciano Zecchini, e viene inflitta una penalizzazione di 5 punti alla squadra nel successivo campionato. Così, al termine della stagione 1980-81 si assiste a una nuova retrocessione in serie B; negli anni successivi, si sfalda quel geniale e compatto gruppo dirigenziale che aveva portato il Perugia ai massimi livelli. La stagione 1984-85, nella quale il Perugia manca il ritorno in A di un solo punto e stabilisce i record tuttora in essere del minor numero di sconfitte in una stagione in B (una sola sconfitta) e del maggior numero di pareggi (ben 26 su 38 incontri) nel campionato cadetto, sembra l’inizio di un’inversione di tendenza, ma il declino prosegue fino alla umiliante doppia retrocessione in C2 deliberata dalla CAF nel 1986 per il coinvolgimento degli anche nel secondo calcioscommesse.
Rossi e Della Martira
L’era Gaucci e il ritorno in A
Nel 1991 Luciano Gaucci, già vicepresidente della Roma, rileva il Perugia in Serie C con l’intenzione di riportarlo ad alti livelli, e con una imponente campagna acquisti comprendente anche Giuseppe Dossena, in pochi anni centra l’obiettivo. Nel 1991-92 la squadra sfiora la promozione in Serie B, ottenuta poi nel 1993; ma Gaucci è accusato di corruzione arbitrale, e la CAF rispedisce il Perugia in Serie C, e ne squalifica il Presidente per tre anni. Nel 1993-94, il Perugia vince nettamente il campionato e viene promosso in Serie B; dopo due anni, nella stagione 1995-96, la squadra di Giovanni Galeone ritorna finalmente in Serie A. La permanenza in Serie A, tuttavia, dura solo un anno: dopo una stagione difficile, segnata anche dall’esonero di Galeone e dall’approdo a Perugia di Nevio Scala, la squadra retrocede all’ultima giornata contro ogni aspettativa. Di nuovo in B, il Perugia è subito intenzionato a farsi valere; ci riesce, ma per farlo il patron Gaucci cambia quattro volte allenatore: Attilio Perotti, Albertino Bigon, di nuovo Perotti e infine Ilario Castagner. L’allenatore dei miracoli riesce a restituire il Perugia alla Serie A. La permanenza nella massima serie dura 6 anni; nella stagione 1998-99 si mettono in luce, amatissimi dai tifosi, il croato Milan Rapaic e il giapponese Hidetoshi Nakata. Nella stagione 1999-2000 la squadra è affidata a Carlo Mazzone, che la porta al 10º posto, e soprattutto compie, all’ultima giornata, l’impresa di battere la Juventus, togliendole così la gioia dello scudetto, vinto dalla Lazio.
L’era Cosmi
Nel luglio 2000 Gaucci ingaggia il perugino Serse Cosmi, allenatore ancora poco conosciuto col merito di aver portato l’Arezzo dalla Serie D alla Serie C1, ma ancora senza esperienze nel grande calcio. La piazza è contro il suo presidente, che peraltro riempie la squadra di giovani presi a prezzi bassissimi in campionati di ogni angolo del mondo o dalle serie inferiori, e che in Serie A troveranno grande fortuna: Mirko Pieri, Fabio Grosso, Fabio Liverani, Davide Baiocco, Marco Di Loreto. Dall’estero arrivano Zé Maria e Zisis Vryzas. La squadra smentisce i timori dei tifosi e gioca un calcio divertente e proficuo, affermandosi come la sorpresa della Serie A. Serse Cosmi ottiene il massimo dalla sua squadra, lanciando i giovani ai massimi livelli della Serie A, e Marco Materazzi e Fabio Liverani raggiungono anche la Nazionale. Il Perugia si classifica 10° nella stagione 2000-01, 8° nella stagione 2001-02, mentre l’anno successivo, guidato da Fabrizio Miccoli, addirittura sfiora la finale di Coppa Italia (dopo aver superato anche la Juventus), venendo eliminato solo in semifinale dal Milan; si qualifica inoltre per la Coppa Intertoto classificandosi 9. La quarta stagione sotto la guida di Cosmi si apre con la vittoria della Coppa Intertoto sui tedeschi del Wolfsburg, che qualifica la squadra in Coppa UEFA. Il Perugia viene eliminato al terzo turno dal PSV Eindhoven. Non altrettanto fortunato è il campionato: nessuna vittoria per tutto il girone di andata e, quasi spacciato a quattro giornate dal termine, il Perugia scende in Serie B. Così si conclude l’era Cosmi e ben presto anche l’era Gaucci.
2005-2010: il centenario e i fallimenti
Nell’anno del centenario la squadra è affidata a Stefano Colantuono e punta al ritorno in Serie A, ma al termine della stagione, nonostante l’ottimo quarto posto e la qualificazione alla finale play-off per la promozione in Serie A (poi persa contro il Torino), il Perugia viene escluso dal successivo campionato di Serie B dalla giustizia sportiva per problemi economici. Così, grazie al Lodo Petrucci, riesce almeno a iscriversi al successivo campionato di C1 sotto una nuova amministrazione societaria, capeggiata da Vincenzo Silvestrini e denominata Perugia Calcio Srl, che in seguito è stata trasformata in una S.p.A. Nella stagione 2005-06 la squadra chiude in sesta posizione ad appena un punto dai play-off promozione.
Nel giugno 2006 la squadra è affidata prima a Corrado Benedetti e poi a Marco Cari, il quale non è riuscito nell’obiettivo prefissato di raggiungere i play off. Il 4 maggio il presidente Vincenzo Silvestrini rassegna le dimissioni in seguito alla contestata decisione di far disputare il derby Ternana-Perugia senza tifosi, e al mancato raggiungimento della promozione.
Il 18 giugno 2007 viene eletto presidente Pierangelo Silvestrini, fratello maggiore di Vincenzo, e viene ingaggiato come allenatore Antonello Cuccureddu. La squadra ha una buona partenza ma, alla 12ª giornata, incappa in una sconfitta sul campo dell’Ancona che segna l’inizio di una incredibile involuzione tecnica e fisica, che ha poi causato l’uscita dalla zona play-off e l’esonero di Antonello Cuccureddu, sostituito per un breve periodo da Salvatore Matrecano e poi richiamato dopo le dimissioni del presidente Pierangelo Silvestrini, cui succede Enzo Di Marzo. Finalmente la squadra si riprende e consegue buoni risultati fino ai play-off promozione, da cui la squadra esce però sconfitta contro l’Ancona.
Al termine della stagione 2007-08 la proprietà Silvestrini decide di lasciare. Il 10 luglio 2008 la società viene acquistata dall’imprenditore perugino Leonardo Covarelli, già alla guida del Pisa Calcio da tre stagioni. Il tecnico prescelto è Paolo Indiani, poi sostituito da Giovanni Pagliari, ex giocatore del Perugia negli anni ’80 ed ex allenatore di Monza e Foligno. Dopo tre sconfitte consecutive, il 22 settembre 2008, Pagliari viene esonerato e sostituito da Maurizio Sarri. Neanche il tecnico toscano ottiene buoni risultati, e viene esonerato dal presidente Covarelli, che richiama in panchina Giovanni Pagliari. Il tecnico di Tolentino riesce finalmente, seppur con fatica, a trascinare i Grifoni verso la salvezza, ottenuta all’ultima giornata con la vittoria sulla Virtus Lanciano.
Per la stagione successiva, viene riconfermato il tecnico marchigiano. La società riesce a regolarizzare l’iscrizione della squadra nel girone A della Prima Divisione 2009-10. Il 16 novembre 2009, all’indomani di un pareggio sul campo del Sorrento, dopo 13 giornate di campionato e un bottino di 19 punti (settimo posto in classifica, a 4 lunghezze dai playoff), la società decide di esonerare nuovamente Pagliari e di affidare la panchina al suo vice Marco Zaffaroni.
Al termine di un campionato in cui si classifica undicesimo, il 20 maggio 2010 emergono per la società di Covarelli gravi problemi finanziari, al punto che il Tribunale di Perugia accoglie l’istanza di fallimento presentata da alcuni creditori. Il 9 giugno 2010 va deserta l’asta fallimentare per rilevare la società. L’ex patron Covarelli tenta comunque di presentare una domanda di iscrizione, ma la stessa non è accettabile in quanto non è più il legale rappresentante della società. Il 9 luglio la FIGC pubblica sul suo sito il provvedimento di revoca dell’affiliazione della società fallita.
A.S.D. Perugia Calcio
Il 12 luglio 2010 nasce l’A.S.D. Perugia Calcio, con a capo l’imprenditore petrolifero cannarese Roberto Damaschi. Il neopresidente viene coadiuvato da altri tre soci, Pompeo Farchioni, Adriano Moschini e Giuseppe Rossi, e si avvale dell’allenatore Walter Novellino come consulente e consigliere. La squadra viene iscritta al campionato di serie D, e il 10 aprile 2011 vince il campionato con tre giornate d’anticipo tornando così tra i professionisti in Lega Pro. Quattro giorni dopo la squadra si assicura anche la Coppa Italia di Serie D sconfiggendo in finale la Turris per 1-0 (Corallo). A fine stagione il Perugia partecipa alla Poule Scudetto di Serie D arrivando in finale, ma viene sconfitta dal Cuneo che vince lo Scudetto Dilettanti. Dal 25 agosto 2011 viene nominato direttore generale l’ex arbitro Luigi Agnolin.
Stagione 2011-2012
Con l’approdo nel calcio professionistico la società cambiò denominazione, acquisendo il nome di Associazione Calcistica Perugia Calcio.
La stagione 2011-2012 vede la seconda promozione consecutiva dei Grifoni (impresa fino ad allora mai riuscita nella storia del club), che dominano il girone B della Lega Pro Seconda Divisione ed approdano in Lega Pro Prima Divisione. Oltre alla promozione diretta in Prima Divisione, i biancorossi acquisiscono il diritto di disputare la Supercoppa di Lega di Seconda Divisione contro la vincente del girone A. Il 20 maggio 2012, a coronamento di una stagione di successi, arriva anche il trionfo nella Supercoppa di Seconda Divisione, dove il Perugia batte in finale doppia il Treviso.
Nonostante l’ottima annata sul piano agonistico, il club attraversa una rivoluzione sul piano societario: il 12 gennaio 2012, con la squadra prima in classifica, il presidente Roberto Damaschi rimette il mandato assieme a tutto il consiglio di amministrazione. Contestualmente, Giovanni Moneti, già socio di minoranza del Perugia, viene nominato nuovo amministratore unico della società, mentre l’altro socio di minoranza Massimiliano Santopadre viene confermato vicepresidente e responsabile del settore giovanile.Il 14 marzo successivo viene ufficializzato il passaggio di proprietà del club, con Moneti e Santopadre che acquistano le quote di Damaschi e diventano azionisti di maggioranza del Perugia al 55%: la carica di amministratore unico passa così a Santopadre, mentre Moneti assume il titolo di consigliere.
Stagione 2013 – 2014 e l’era Santopadre
La stagione 2012-2013 segna quindi il ritorno del Perugia in Lega Pro Prima Divisione, dopo le due promozioni consecutive delle due ultime annate. Alla guida della squadra l’allenatore Pierfrancesco Battistini che viene confermato anche per il successivo anno. Per affrontare il più probante campionato di Prima Divisione, la squadra viene profondamente rinnovata. Sul campo, dopo il buon inizio, nella prima parte del girone d’andata la squadra inanella una serie di risultati altalenanti che la portano a stazionare a metà classifica. L’inizio di campionato al di sotto delle aspettative porta la dirigenza a cambiare la gestione tecnica della squadra già il 12 novembre 2012, con Battistini che viene sollevato dall’incarico assieme a Lombardi e al coordinatore dell’area tecnica Alvaro Arcipreti; nella stessa data, la società affida la panchina ad Andrea Camplone e il ruolo di vice a Giacomo Dicara (entrambi ex giocatori biancorossi negli anni novanta).
Tornando al campionato, l’inizio del girone di ritorno vede il Perugia collezionare una serie di risultati utili che gli permettono di scalare la classifica tanto da rientrare nella zona play-off. Il 12 maggio 2013 il Perugia chiude il campionato al 2º posto, a due lunghezze all’Avellino; i Grifoni vanno così ad affrontare i play-off per l’ultimo posto utile alla promozione in Serie B, dove in semifinale incontrano il Pisa: nella gara d’andata il Perugia viene sconfitto per 2 a 1 e al ritorno , davanti a 16000 persone, dopo essere passato in svantaggio in soli 6 minuti, riesce nel finale a ribaltare il risultato che le avrebbe cosi permesso di accedere alla finale. Qualcosa però va storto; subito dopo il vantaggio perugino per 2 a 1 , il Pisa, con una pronta ripartenza trova il gol del pareggio che le consente di accedere alla finale play off con il Latina e quindi di gareggiare per la promozione in serie B, sotto gli occhi attoniti di quanti stavano assistendo dagli spalti e a quelli increduli dei giocatori perugini che ancora stavano festeggiando il momentaneo vantaggio sulla squadra ospite. Sul finire del torneo venne intanto ufficializzato il nuovo assetto societario del club, con Santopadre ormai divenuto unico socio di maggioranza.
Dopo la delusione il Perugia riparte con un nuovo allenatore, Cristiano Lucarelli che però, ancora prima dell’inizio del campionato, viene sollevato dall’incarico e viene richiamato Andrea Camplone. Dopo un avvio spumeggiante, arriva un periodo di appannamento e nonostante vari risultati negativi la squadra riesce comunque a ripartire conquistando la testa della classifica e, con una serie impressionante di vittorie, a mantenerla sino alla fine.
Il 4 Maggio 2014, davanti a 22000 spettatori, nello scontro diretto con il Frosinone, il Perugia targato Massimiliano Santopadre riconquistava la serie B.