Il portiere della Primavera ha appena 16 anni ma già vinto uno scudetto e trascorso tanti anni con il Perugia.
Elena Urso ha 16 anni e, seppur sia nata a Palermo, è una vera e propria perugina acquisita: “Ho iniziato a giocare quando avevo 10 anni con il vecchio gruppo della Grifo Perugia. Giocavo in attacco poi ho cominciato a fare il portiere. Ho sempre giocato per il Perugia, man mano che ho indossato questa maglia è cresciuto il mio attaccamento nei suoi confronti. Per me è un onore indossarla, ne ho un grande rispetto”.
Elena ha giocato nel settore giovanile, nella Primavera e sta cominciando a respirare l’aria della prima squadra: “Le differenze principali sono nella maniera di allenarsi e nella concentrazione. Più si sale di categoria e più sale anche il livello e quindi quello che ti viene chiesto”. Il suo punto di riferimento fra i pali parla tedesco: “Anche se ora non è molto apprezzato, a me è sempre piaciuto Manuel Neuer. Fra le donne sicuramente Laura Giuliani”.
Quello del portiere è un ruolo particolare, Elena lo sa e proprio per questo gli piace così tanto: “Le prime volte che vai in porta ti rendi conto che è quasi uno sport diverso. Mi sono trovata bene probabilmente anche perché questo ruolo rispecchia il mio carattere. Ho portato la mia personalità dentro al campo. E soprattutto mi sono sempre divertita”. Riguardo l’annosa questione sul come si parano i rigori Elena ha la sua opinione: “Io battezzo un lato prima che il rigorista calci. Non rimango ferma e non aspetto l’ultimo istante perché è difficile che si possa intuire in corsa. Poi ci sono tante cose da guardare come la posizione in cui il tiratore si mette, quale piede utilizza. Ma tendenzialmente decido sempre prima. L’ultimo rigore parato risale all’anno scorso, il pallone era a mezza altezza alla mia destra”.
Elena è stata una delle protagoniste dello scudetto Juniores conquistato nella passata stagione: “Sul pullman c’era molta tensione, una volta entrate in campo per il riscaldamento però ci siamo rasserenate. Ricordo che durante la partita mi sono detta ‘Wow, sono qui e sto giocando’. Alla fine dei 90 minuti ovviamente ero entusiasta”. Fondamentale per Elena è che un gruppo non resti tale ma faccia un salto in più: “Più che il gruppo io direi che è importante la squadra, non sono la stessa cosa. La squadra si forma soprattutto nello spogliatoio, non solo in campo. Io penso che senza la squadra allora il calcio non si possa neanche definire tale”.
Quando non si allena Elena è una normale sedicenne: “Sono una studentessa del terzo anno del liceo scientifico e il sabato esco con le amiche”