L’allenatore alla sua seconda stagione in biancorosso racconta perché è tornato nel settore giovanile dopo aver allenato i più grandi.
Giacomo Del Bene è un giovane allenatore quarantunenne che fa questo lavoro da metà della sua vita: “La mia carriera da allenatore è iniziata a 21 anni. Negli anni ho allenato diverse squadre fra cui il Lama Calcio, il San Sepolcro, la Pontevecchio e la Ventinella. Poi sono approdato in biancorosso”. Non ci ha pensato due volte prima di cominciare la sua nuova avventura: “È stata una scelta istintiva, nel momento in cui mi ha chiamato il Perugia l’istinto mi ha detto di accettare. Non ho scelto la categoria ma la società. Sapevo che mi sarei dovuto rimettere in gioco per cambiare l’approccio e la mentalità però l’entusiasmo e la voglia di confrontarmi con un ambiente professionistico era troppo grande per dire di no”.
Si è poi rivelata la scelta migliore: “A Perugia la mentalità è diversa, si respira un’aria professionistica fin dalle categorie dei più piccoli, si cerca di dare ai ragazzi la cultura del gioco, dello sport, dell’allenamento curando ogni dettaglio in modo tale da garantire una crescita più professionale possibile. Questo fa la differenza. Inoltre a livello di strutture mi sono trovato benissimo, si ha l’opportunità di giocare nei campi in sintetico che offrono la possibilità di allenarsi sempre e in qualsiasi condizione. Il centro sportivo è un posto meraviglioso perché mentre ti stai allenando ti giri e vedi ovunque altri campi da gioco. In più c’è lo stadio Curi a pochi metri. Lo indichiamo spesso ai ragazzi perché quello deve essere il loro punto d’arrivo”.
Una decisione particolare quella di tornare ad allenare il settore giovanile: “La differenza di allenare i più grandi o i più piccoli sta nell’approccio, pensare di farlo allo stesso modo secondo me è un errore. Allenare i giovani ti permette di concentrarti molto sull’aspetto metodologico”.
Mister Del Bene allena la formazione Under 15: “Questa secondo me è la categoria più difficile. È una fascia d’età in cui si trovano ragazzi già adulti e altri che ancora lo devono diventare sia dal punto di vista mentale che fisico. La ricetta per creare una squadra però credo sia sempre la stessa: comunione d’intenti, mentalità, rispetto, cultura del lavoro, fare in modo che i ragazzi crescano e si migliorino. Se si riesce a mettere dentro tutti questi elementi la squadra in un certo senso si forma da sola”.
La visione del calcio del mister è completa e riguarda le persone a 360 gradi, non solo il lato sportivo: “Il calcio è fondamentale per formare il carattere di una persona, insegna a instaurare relazioni, a confrontarsi, a creare quella competitività che si ritroverà nella vita. Dà delusioni quindi permette di affrontare i momenti difficili e quindi crescere. Sono convinto che le persone che praticano sport abbiano più possibilità di diventare persone migliori”.
L’amore per la maglia si può allenare? Il mister ha le idee chiare: “Se giorno dopo giorno, fin da piccoli, si riesce a far capire ai ragazzi dove sono, a renderli partecipi dell’ambiente, a farli innamorare della situazione che vivono, si può curare il senso d’appartenenza e farlo crescere quotidianamente”.
La squadra è decima in classifica con 15 punti: “A livello di risultati siamo in linea con quello che ci aspettavamo. Sapevamo che avremmo avuto delle difficoltà perché il gruppo è quasi completamente nuovo. Siamo sereni e portiamo avanti i nostri obiettivi. La cosa particolarmente bella è che i ragazzi stanno crescendo a livello individuale e stanno cambiando mentalità. Sta diventando un anno importante per ognuno di loro”.